4.5
Good: le basi
Bad: metriche scontate
Gli EP sono un format che adoriamo. Brevi e concentrati, pochi pezzi molto selezionati. Solitamente sono assibilabili alla crema del caffè. Non è questo il caso.
Faticoso, mellifluamente glitterato, con metriche rimate e scontate, punta alla provocazione ma finisce nella banalità. Non osa, non sfida. Si accontenta di fingere una rottura ma, di fatto, è un continuum pop a quote più basse.
Immanuel Casto: vorrei ma non posso. I riferimenti al maestro del glitter-pop rivoluzionario italiano sono casuali, ma non del tutto. Il disco si pone provocatoriamente, ma non provoca nulla, se non tedio. Le provocazioni sono sicuramente nella forma, ma passano dei contenuti che qui è difficile trovare.
Le basi sono abbastanza curate, non definibili innovative, ma comunque accettabili. Non bastano però a portarsi a casa le tracce, perchè il duetto pattina goffamente scontrandosi e scivolando. Le metriche sono traboccanti di rime, peraltro poco ricercate, che riportano indietro di anni la canzone italiana.
I testi cercano metafore e profondità, ma trovano principalmente scontatezze e finali certi. Le voci sono intonate ma non sufficientemente caratteristiche. In radio sarebbe difficile riconoscere la paternità dei brani e il sound complessivo si perde in un mainstream a cui l’EP non puntava. Anzi.
I meriti maggiori sono in fase di produzione, con beat curati, buoni interventi, discreti fill e sicuramente delle sonorità che per quanto ormai tradizionali e di genere sono comunque raffinate e gradevoli.
Da ascoltare: Meister Icaro. Non è imperdibile, ma è quello più riuscito
Da evitare: Labirinto. Pessima scelta di presentazione dell’EP, incarna tutti i difetti dell’opera.
Conclusioni: partendo dalle doti tecniche, si intuisce che si poteva avere di più. Di tanta fatica produttiva, rimane un disco anonimo, faticoso, che non invoglia il riascolto. Non aggiunge più del tempo che toglie. Non consigliato.
ODIO JOHN LENNON 